Osservatorio annuale - Regione Lombardia
La Lombardia è la seconda regione per reddito pro capite
dopo l’Emilia Romagna.
Milano ha il primato regionale e nazionale del reddito pro
capite.
La contrazione dell’acquisto di beni durevoli è stata
superiore al dato nazionale (-8,9%).
Male soprattutto auto e motoveicoli, bene gli elettrodomestici
bianchi e piccoli.
A Varese si riscontra la maggior spesa media famigliare in beni
durevoli con 3.257€ e per l’acquisto complessivo di
auto (1.990€ per le auto nuove e usate).
Un quinto della spesa italiana in informatica per le famiglie
viene effettuata nella Regione, a Milano si concentra un decimo
degli acquisti nazionali.
Lodi evidenzia la spesa media famigliare maggior in auto nuove
(1.268€), Bergamo in motocicli (126€) e Como per i beni
durevoli per la casa (1.195€).
Sono questi i principali risultati emersi oggi nel corso della
presentazione della quindicesima edizione dell’Osservatorio
di Findomestic Banca sul consumo dei beni durevoli in Lombardia
presentato oggi a Milano.
Nel 2008 la spesa complessiva per l’acquisto di beni
durevoli si è attestata sui 12.908 milioni di euro con un calo
dell’8,9%, mentre il dato italiano ha registrato una
flessione dell’8%.
Il 60% del totale è stato devoluto all’acquisto di auto
nuove ed usate, il 25% in mobili e il resto si è distribuito
tra elettrodomestici bianchi, piccoli, bruni e mobili. La spesa per
consumi pro capite, diversamente dal reddito, si trova in una
posizione più arretrata e allineata alla media del Nord
Ovest.
I settori di spesa
• Auto e moto – è il comparto che è stato
maggiormente colpito dal calo. I consumi di auto nuove hanno
registrato una flessione del 17,8%, assestandosi su una spesa di
4.632 milioni di euro e segnando una flessione di circa un punto
percentuale maggiore di quella italiana.
La variazione dell’usato è stata del 5% e il settore
è passato dai 3.062 milioni di euro del 2007 ai 2.909 del
2008: anche in questo caso con uno scarto rispetto al dato italiano
di un punto percentuale.
Gli acquisti complessivi di moto infine sono diminuiti del 9,8%,
assestandosi a 465 milioni di euro nel 2008 con una flessione
superiore di oltre 3 punti al dato medio nazionale (-6,6%).
• Mobili – il 25% degli acquisti di beni durevoli si
è concentrato sui mobili che nel 2009 hanno registrato una
spesa complessiva di 3.080 milioni di euro, all’incirca
invariata rispetto all’anno precedente.
Milano è leader negli acquisti complessivi con 1.273 milioni
di euro, una cifra che è quattro volte maggiore di quella di
Brescia che segue il capoluogo di Regione.
• Elettrodomestici – Se si considerano gli
elettrodomestici bianchi e piccoli si segnala una variazione
positiva dell’ 1,6% per una spesa globale di 817 milioni di
euro nel 2008, su un dato nazionale in aumento dello 0,3%; mentre
il calo in valore di quelli bruni (783 milioni di euro nel 2008)
è in linea con il dato “Paese" (-6,9%).
In entrambi i casi le quantità acquistate aumentano e
ciò è probabilmente dovuto alla presenza più diffusa
in Lombardia di grandi superfici di vendita che offrono maggiori
occasioni d’acquisto a prezzi più favorevoli.
Nel comparti dei bruni la discesa dei prezzi non è tuttavia
riuscita a compensare l’aumento delle quantità
vendute.
• Prodotti informatici – Il comparto ha registrato un
calo di mezzo punto percentuale superiore al dato italiano e si
è assestato su una spesa complessiva di 222 milioni di euro in
corso d’anno: circa un quinto della spesa totale italiana.
Milano da sola con 109 milioni di euro spesi complessivamente
totalizza un decimo della spesa nazionale e circa la metà di
quella Regionale.
A livello provinciale ci sono sostanziali divari nella
distribuzione del reddito pro capite: la provincia di Milano,
grazie ad un reddito di 24.660 euro detiene un primato non solo
regionale ma anche nazionale. Segue Cremona con 21.542€,
Varese con 21.418€, mentre i fanalini di coda sono Bergamo
con 19.706€ e Lodi con 18.806€.
Il reddito pro capite della regione è di 22.217€, ben
superiore a quello nazionale di 18.422€.
Da segnalare in ogni caso che tutte le province registrano livelli
maggiori al dato “Paese�?. L’incremento
percentuale di questa variabile rispetto all’anno precedente
è in linea alla media nazionale con un aumento del 4,2% circa.
Como (+4,9%) e Sondrio (+4,9%) sono le province che hanno
evidenziato le performance migliori (addirittura maggiori al dato
italiano), Brescia (+3,6%) e Mantova(+3,4%) le peggiori.
Se si considera il comparto della mobilità le province con i
consumi complessivi maggiori di auto nuove sono Milano con 1.850
milioni di euro, seguita da Brescia con 541, Bergamo con 488,
Varese con 455, Pavia con 298, Como con 296, Mantova con 191,
Cremona con 175, Lecco con 161, Lodi con 116 e Sondrio con 61. Per
contro se si prende in esame la spesa per famiglia Lodi è in
prima posizione con 1.268€seguita da Varese con 1.247€
e Milano slitta in penultima posizione con 1.049€.
Milano (1.227 milioni di euro) e Brescia (392 milioni di euro)
sono in testa alla classifica dell’acquisto di auto usate,
secondo un ranking provinciale simile alle auto nuove. Brescia e
Varese sono in testa per spesa media famigliare.
Milano, questa volta con Bergamo, guida invece la classifica dei
consumi complessivi di moto con 210 milioni di euro e 56
rispettivamente. Seguono Brescia con 47, Varese con 38, Como con
28, Pavia con 23, Mantova con 18, Lecco
con 16, Cremona con 13, Lodi con 9 e Sondrio con 7. Se si prende
in esame la spesa media famigliare Bergamo supera Milano in vetta
alla Regione con una spesa media famigliare di 126�?,
Cremona è il fanalino di coda con 89€.
Il panorama di beni per la casa vede svettare in cima agli
acquisti complessivi di elettrodomestici bianchi e piccoli Milano
con 376milioni di euro e Brescia con 97, seguite da Bergamo con 80,
Varese con 69, Como con 44, Pavia con 42, Mantova con 30, Cremona
con 27, Lecco con 24, Lodi con 15 e Sondrio con 13. Se si considera
la spesa per famiglia Milano conferma la leadership con 213€
per nucleo, seguita da Varese con 188€. Lodi è il
fanalino di coda con 159€ per nucleo.
Nel comparto dei bruni (tv, video, hi fi etc) Milano e Brescia
ancora una volta si posizionano in cima agli acquisti complessivi
con 346 e 95 milioni di euro, seguite da Bergamo con 80, Varese con
67, Como con 43, Pavia con 42, Mantova con 29, Cremona con 27,
Lecco con 24, Lodi con 15 e Sondrio con 14. E’ interessante
notare che Milano conta per più della metà della spesa
regionale di questo comparto.
Anche nella spesa per famiglia Milano è in testa con Brescia
rispettivamente con 196 e 185 euro per nucleo, mentre il fanalino
di coda è Lodi con 158€ medi.
Nei mobili Milano e Brescia fanno ancora la parte del leone negli
acquisti complessivi con 1.273 e 374 milioni di euro, seguite da
Bergamo con 329, Varese con 271, Como con 191, Pavia con 167,
Mantova con 131, Cremona con 113, Lecco con 107, Lodi con 67 e
Sondrio con 58. A sorpresa Como e Mantova guidano invece i valori
della spesa media famigliare con 788€ e 785€, mentre
Milano è in penultima posizione con 722€ seguita da
Pavia con 685€.
Se si passa all’informatica per la famiglia Milano (109
milioni di euro) concentra un decimo della spesa nazionale e
consuma ben quattro volte più di Brescia, che la segue con un
valore di 25 milioni di euro. Seguono Bergamo con 18 milioni di
euro, Varese con 16, Pavia con 12, Como con 11, Cremona con 8,
Mantova con 7, Lecco con 6, Sondrio con 5, Lodi con 4. Nella
classifica per famiglia Milano con una spesa media di 62€
viene invece superata da Sondrio con un valore medio di 65€.
Ultima è Bergamo con un dato di 42€ per famiglia.
Conclusioni
Nel 2008 il PIL lombardo ha registrato una lieve flessione, in
linea con le regioni del nord. Tuttavia la regione è stata
meno penalizzata dalle tendenze recessive grazie alla tenuta del
commercio estero che ha parzialmente compensato la contrazione
della spesa per consumi al netto dell’inflazione.
La percezione delle famiglie A livello più generale anche in
Lombardia i maggiori timori che gli abitanti della Regione
evidenziano riguardano in primis il caro prezzi, seguono i fenomeni
di criminalità e delinquenza che sono paventati soprattutto
dalle famiglie con figli. Seguono gli episodi di malasanità a
cui sono sensibili soprattutto i giovani. Al quarto posto si
ritrova la paura di dover rinunciare all’attuale tenore di
vita: un timore che riguarda le famiglie con figli e quanti
percepiscono un reddito da lavoro dipendente. Segue le paura per le
“ondate migratorie�? e poi la sensibilità
all’emergenza rifiuti.
Il sistema Paese è vissuto più come un peso che come
un’opportunità per superare una crisi che si percepisce
come lunga e duratura e che gli italiani pensano di poter superare
basandosi soprattutto sulle proprie forze.
Gli elementi che si ritiene incidano sul budget famigliare sono
l’ascesa dei prezzi dei generi alimentari, i costi
inerenti la casa, le tasse, le spese per i trasporti e la salute.
Le colpe maggiori si attribuiscono ai negozianti che sono visti
come l’anello finale della catena e al minor numero di
servizi pubblici gratuiti.
Gli intervistati sono tuttavia in grado di fare una certa
autocritica sulle abitudini che impediscono loro di
risparmiare come l’attaccamento alla qualità dei
prodotti, l’uso troppo disinvolto del telefonino,
l’eccessiva frequenza nel cambio dei beni tecnologici e il
consumo elevato dell’elettricità per far funzionare
molti elettrodomestici.
I rimedi messi in campo per fronteggiare la crisi vertono nel 64%
dei casi sul taglio delle spese di tutti i
giorni, cui segue nel 50% dei casi la riduzione delle spese per
vacanze e tempo libero. Il 34% afferma che cercherà
lavori addizionali e il 21% si affida alla rateizzazione dei
picchi di spesa. Il totale delle percentuali supera cento
perché molti intervistati pensano di adottare
contemporaneamente più misure.
Il 48% degli italiani ritiene che occorra fin da ora attuare delle
misure correttive del proprio budget. Circa un terzo degli italiani
mostra invece resistenza a cambiare il proprio tenore di vita e il
livello di reddito: si tratta di un pubblico femminile, oppure di
persone con redditi autonomi, senza figli, che abitano in centri di
piccole dimensioni. C’è poi un 7% d’intervistati,
soprattutto giovani, che ritiene di essere in grado di poter
aumentare le proprie entrate. Si tratta d’individui
all’inizio della carriera professionale e disposti a
trasferirsi.
Scarica
il comunicato (PDF)