Bologna 2009-01-29

Osservatorio annuale - Regione Emilia Romagna

Nel 2008 il reddito pro capite in Emilia Romagna si attesta a 22.358 Euro (+4,2% sul 2007).
La spesa per beni durevoli diminuisce dell’8,7% rispetto al 2007 (media nazionale: -8%).
Bologna è la terza città italiana, dopo Milano e Trieste, per reddito pro capite, ma destina alla spesa per i beni durevoli meno delle altre province.
Forlì e Rimini evidenziano i consumi pro capite più elevati.
Crolla la spesa per auto nuove (-16,1%); tengono gli elettrodomestici bianchi e piccoli.


Questi sono i principali risultati della quindicesima edizione dell’Osservatorio di Findomestic Banca sul consumo di beni durevoli in Emilia Romagna, presentato oggi a Bologna. Nel 2008, la spesa complessiva per l’acquisto di beni durevoli si è attestata a 5.634 milioni di Euro (-8,7% rispetto ai 6.170 Euro del 2007): il dato evidenzia come, nella regione, la contrazione dei consumi sia leggermente superiore al calo dei consumi registrato nel resto del Paese (media italiana: -8%).

I settori di spesa
• Auto e moto – Per quanto riguarda i singoli settori di spesa, si nota come il comparto auto e moto, pur rappresentando la maggiore voce di spesa per le famiglie emiliane, abbia subito un calo significativo: nel 2008 sono stati spesi 2.119 milioni di Euro per l’acquisto di auto nuove (-16,1% rispetto all’anno passato), 1.215 milioni destinati all’usato (-5,1% sul 2007) e, infine, 206 milioni per i motoveicoli (-8,0% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno).
• Mobili – Un’altra forte componente sul fronte dei consumi registrati in Emilia Romagna è stata rappresentata, nel 2008, dall’acquisto di mobili per la casa: il comparto chiude l’anno con un risultato inferiore a quello 2007, facendo segnare una contrazione dello 0,9% per una totale di 1.304 milioni di Euro. Si tratta di un dato leggermente peggiore rispetto a quanto fatto  registrare nel resto del Paese, dove la contrazione complessiva dei consumi sul 2007 per questo tipo di beni durevoli si valuta attorno allo 0,2%.
• Elettrodomestici – Per quanto riguarda l’acquisto di elettrodomestici, i dati forniscono un quadro diversificato: se, infatti, gli elettrodomestici bianchi e piccoli hanno tenuto, facendo segnare gli stessi valori registrati nel 2007, pari a una spesa complessiva di 352 milioni di Euro, gli elettrodomestici bruni, al contrario, hanno registrato un calo significativo, del 7,3% (per una spesa complessiva di 342 milioni di Euro).
• Prodotti Informatici – In calo anche il settore dei prodotti informatici, che ha subito una contrazione dell’8,0% sul 2007 attestandosi a quota 97 milioni di Euro.
Complessivamente nel 2008 la spesa per beni durevoli ha mostrato in questa regione un andamento molto vicino alla media nazionale (-8%), con una riduzione dell’8,7%.
La flessione della spesa per consumi nella regione, espressa in termini reali, è risultata inferiore a quella del Nord Est e dell’Italia, mentre il reddito disponibile reale delle famiglie è cresciuto in regione a ritmi superiori alla media italiana e a quella settentrionale. L’Emilia Romagna, con un incremento a valori nominali da 21.461 a 22.358 Euro, si è confermata nel 2008 la regione in testa alla graduatoria sia per livello che per crescita del reddito pro capite (+1,5% in termini reali contro una media nazionale del +1%), mentre si è collocata in terza posizione (dopo Trentino Alto Adige e Lombardia) relativamente al reddito per famiglia, a causa del maggior numero di nuclei famigliari che la regione presenta.
A livello provinciale, benché tutte le aree evidenzino un buon posizionamento del reddito disponibile pro capite, Bologna e Modena mostrano i livelli più elevati (rispettivamente 23.799 e 23.034 Euro), mentre le province di Forlì e Rimini evidenziano consumi pro capite più elevati, grazie al maggiore apporto della spesa turistica dei non residenti.

Le province
Bologna si conferma la provincia più ricca, attestandosi a quota 23.799 Euro per reddito pro capite (erano 22.765 Euro nel 2007) con una crescita del 4,5% rispetto all’anno passato. Meno sostenuto l’incremento del reddito disponibile a Modena che, con 23.034 Euro, fa segnare un aumento del 4,1% rispetto all’anno passato, quando il reddito disponibile per abitante era di 22.130 Euro. Terzo posto a Rimini, che passa dai 21.351 Euro del 2007 ai 22.180 Euro (+3,9%) del 2008. Seguono Parma, con 22.168 euro nel 2008 e una crescita del 4,6% rispetto ai 21.202 Euro nel 2007, Ferrara (22.050 Euro nel 2008, con un aumento rispetto ai 20.916 Euro dell’anno passato del 5,4%) e Forlì (che cresce del 3,7% e si attesta a quota 21.980 Euro, contro i 21.189 Euro del 2007).
Chiudono la classifica Piacenza (che passa dai 20.808 Euro del 2007 ai 21.717 Euro del 2008, con una crescita del 4,4%), Ravenna (che sale a 21.659 Euro, contro i 20.815 Euro dell’anno passato, con un miglioramento del 4,1%) e, infine, Reggio Emilia (che cresce del 2,9%, dai 19.805 Euro nel 2007 a 20.380 Euro nel 2008).
Le cifre del comparto mobili hanno inciso maggiormente sui bilanci familiari, dopo le spese per auto e moto. Bologna è la realtà più consistente, in termini di volumi di spesa, con 296 milioni di Euro destinati a questo genere di beni durevoli; seguono Modena (208 milioni), Reggio Emilia (145 milioni) e Parma (129 milioni). Subito dopo vengono Ravenna (123 milioni), Forlì (115 milioni), Ferrara (110 milioni), Rimini (91 milioni) e Piacenza (87 milioni).
I circa 352 milioni di Euro di elettrodomestici bianchi e piccoli acquistati in Emilia Romagna sono così suddivisi: 88 milioni sono stati spesi a Bologna, contro i 54 milioni di Modena. Seguono Parma (35 milioni), Reggio Emilia e Ferrara (a quota 33 milioni). Chiudono la classifica Ravenna (32 milioni), Forlì (30 milioni), Piacenza (24 milioni) e, infine, Rimini (23 milioni).
Per quanto riguarda l’acquisto di elettrodomestici bruni, è sempre Bologna a mantenere la testa della classifica dei consumi con 84 milioni di Euro, seguita da Modena (53 milioni), Reggio Emilia e Parma (34 milioni). Nella parte bassa della classifica si posizionano Forlì, Ferrara e Ravenna (tutte a quota 31 milioni), seguite da Piacenza e Rimini, entrambe con 22 milioni di Euro.
Il comparto informatica, infine, che nel complesso in Emilia Romagna nel 2008 valeva circa 97 milioni di Euro, ha registrato consumi complessivi di circa 25 milioni di Euro a Bologna, 13 milioni a Modena, 10 milioni a Parma, Ravenna, Forli e Ferrara e 7 milioni a Piacenza, Reggio Emilia e Rimini.
Da notare come, a livello di singola provincia, Bologna – che rappresenta la terza città italiana dopo Milano e Trieste per reddito pro capite – spenda per beni durevoli meno di tutte le altre province dell’Emilia Romagna (2.813 Euro per famiglia residente in provincia). Si tratta di un dato che trova spiegazione, oltre che nel più basso numero di componenti per nucleo familiare rispetto alla media emiliana, anche nella maggiore diffusione sul territorio della provincia bolognese di strutture (GDO e grandi superfici specializzate) che consentono alle famiglie di scegliere i prodotti ai prezzi più convenienti. Contribuiscono, inoltre, al contenimento della spesa per durevoli la maggior presenza di servizi di trasporto efficienti e di restrizioni all’uso dell’auto in ambito urbano che scoraggiano l’acquisto di automobili (la spesa per famiglia a questa voce, 1.629 Euro considerando sia le auto nuove che quelle usate, è la più bassa della
regione).

Conclusioni
Nel 2008 in Emilia Romagna si è registrata una sostanziale tenuta del PIL, cresciuto a valori correnti ma rimasto stazionario in termini reali, a fronte di una dinamica recessiva che ha contraddistinto quasi tutte le regioni italiane. La flessione della spesa per consumi, espressa in termini reali, è risultata inferiore a quella del Nord Est e del resto d’Italia, mentre il reddito disponibile reale delle famiglie è incrementato in regione a ritmi superiori alla media italiana e a quella del settentrione.
Nel 2008, in sintonia con quanto accaduto a livello nazionale, anche in Emilia Romagna i consumi per beni durevoli hanno subito una marcata flessione. A livello di singolo capitolo di spesa non si rilevano sostanziali differenze tra i comportamenti delle famiglie emiliano - romagnole e quelle italiane: anche in questa regione il comparto maggiormente colpito dalla pessima congiuntura economica è quello della automobili (-16,1% il nuovo, 5,1% l’usato).

La percezione delle famiglie
A livello più generale anche in Emilia Romagna i maggiori timori che gli abitanti della Regione evidenziano riguardano in primis il caro prezzi, seguono i fenomeni di criminalità e delinquenza che sono paventati soprattutto dalle famiglie con figli. Seguono gli episodi di malasanità a cui sono sensibili soprattutto i giovani. Al quarto posto si ritrova la paura di dover rinunciare all’attuale tenore di vita: un timore che riguarda le famiglie con figli e quanti percepiscono un reddito da lavoro dipendente. Segue le paura per le “ondate migratorie" e poi la sensibilità all’emergenza rifiuti.
Il sistema Paese è vissuto più come un peso che come un’opportunità per superare una crisi che si percepisce come lunga e duratura e che gli italiani pensano di poter superare basandosi soprattutto sulle proprie forze.
Gli elementi che si ritiene incidano sul budget famigliare sono l’ascesa dei prezzi dei generi alimentari, i costi inerenti la casa, le tasse, le spese per i trasporti e la salute. Le colpe maggiori si attribuiscono ai negozianti che sono visti come l’anello finale della catena e al minor numero di servizi pubblici gratuiti.
Gli intervistati sono tuttavia in grado di fare una certa autocritica sulle abitudini che impediscono loro di risparmiare come l’attaccamento alla qualità dei prodotti, l’uso troppo disinvolto del telefonino, l’eccessiva frequenza nel cambio dei beni tecnologici e il consumo elevato dell’elettricità per far funzionare molti elettrodomestici.
I rimedi messi in campo per fronteggiare la crisi vertono nel 64% dei casi sul taglio delle spese di tutti i giorni, cui segue nel 50% dei casi la riduzione delle spese per vacanze e tempo libero. Il 34% afferma che cercherà lavori addizionali e il 21% si affida alla rateizzazione dei picchi di spesa. Il totale delle percentuali supera cento perché molti intervistati pensano di adottare contemporaneamente più misure.
Il 48% degli italiani ritiene che occorra fin da ora attuare delle misure correttive del proprio budget. Circa un terzo degli italiani mostra invece resistenza a cambiare il proprio tenore di vita e il livello di reddito: si tratta di un pubblico femminile, oppure di persone con redditi autonomi, senza figli, che abitano in centri di piccole dimensioni. C’è poi un 7% d’intervistati, soprattutto giovani, che ritiene di essere in grado di poter aumentare le proprie entrate. Si tratta d’individui all’inizio della carriera professionale e disposti a trasferirsi.

Scarica il comunicato (PDF)

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