Osservatorio annuale - Regione Emilia Romagna
Nel 2008 il reddito pro capite in Emilia Romagna si attesta a
22.358 Euro (+4,2% sul 2007).
La spesa per beni durevoli diminuisce dell’8,7% rispetto al
2007 (media nazionale: -8%).
Bologna è la terza città italiana, dopo Milano e
Trieste, per reddito pro capite, ma destina alla spesa per i beni
durevoli meno delle altre province.
Forlì e Rimini evidenziano i consumi pro capite più
elevati.
Crolla la spesa per auto nuove (-16,1%); tengono gli
elettrodomestici bianchi e piccoli.
Questi sono i principali risultati della quindicesima edizione
dell’Osservatorio di Findomestic Banca sul consumo di beni
durevoli in Emilia Romagna, presentato oggi a Bologna. Nel 2008, la
spesa complessiva per l’acquisto di beni durevoli si è
attestata a 5.634 milioni di Euro (-8,7% rispetto ai 6.170 Euro del
2007): il dato evidenzia come, nella regione, la contrazione dei
consumi sia leggermente superiore al calo dei consumi registrato
nel resto del Paese (media italiana: -8%).
I settori di spesa
• Auto e moto – Per quanto riguarda i singoli settori
di spesa, si nota come il comparto auto e moto, pur rappresentando
la maggiore voce di spesa per le famiglie emiliane, abbia subito un
calo significativo: nel 2008 sono stati spesi 2.119 milioni di Euro
per l’acquisto di auto nuove (-16,1% rispetto all’anno
passato), 1.215 milioni destinati all’usato (-5,1% sul 2007)
e, infine, 206 milioni per i motoveicoli (-8,0% rispetto allo
stesso periodo dello scorso anno).
• Mobili – Un’altra forte componente sul fronte
dei consumi registrati in Emilia Romagna è stata
rappresentata, nel 2008, dall’acquisto di mobili per la casa:
il comparto chiude l’anno con un risultato inferiore a quello
2007, facendo segnare una contrazione dello 0,9% per una totale di
1.304 milioni di Euro. Si tratta di un dato leggermente peggiore
rispetto a quanto fatto registrare nel resto del Paese, dove
la contrazione complessiva dei consumi sul 2007 per questo tipo di
beni durevoli si valuta attorno allo 0,2%.
• Elettrodomestici – Per quanto riguarda
l’acquisto di elettrodomestici, i dati forniscono un quadro
diversificato: se, infatti, gli elettrodomestici bianchi e piccoli
hanno tenuto, facendo segnare gli stessi valori registrati nel
2007, pari a una spesa complessiva di 352 milioni di Euro, gli
elettrodomestici bruni, al contrario, hanno registrato un calo
significativo, del 7,3% (per una spesa complessiva di 342 milioni
di Euro).
• Prodotti Informatici – In calo anche il settore dei
prodotti informatici, che ha subito una contrazione dell’8,0%
sul 2007 attestandosi a quota 97 milioni di Euro.
Complessivamente nel 2008 la spesa per beni durevoli ha mostrato
in questa regione un andamento molto vicino alla media nazionale
(-8%), con una riduzione dell’8,7%.
La flessione della spesa per consumi nella regione, espressa in
termini reali, è risultata inferiore a quella del Nord Est e
dell’Italia, mentre il reddito disponibile reale delle
famiglie è cresciuto in regione a ritmi superiori alla media
italiana e a quella settentrionale. L’Emilia Romagna, con un
incremento a valori nominali da 21.461 a 22.358 Euro, si è
confermata nel 2008 la regione in testa alla graduatoria sia per
livello che per crescita del reddito pro capite (+1,5% in termini
reali contro una media nazionale del +1%), mentre si è
collocata in terza posizione (dopo Trentino Alto Adige e Lombardia)
relativamente al reddito per famiglia, a causa del maggior numero
di nuclei famigliari che la regione presenta.
A livello provinciale, benché tutte le aree evidenzino un
buon posizionamento del reddito disponibile pro capite, Bologna e
Modena mostrano i livelli più elevati (rispettivamente 23.799
e 23.034 Euro), mentre le province di Forlì e Rimini
evidenziano consumi pro capite più elevati, grazie al maggiore
apporto della spesa turistica dei non residenti.
Le province
Bologna si conferma la provincia più ricca, attestandosi a
quota 23.799 Euro per reddito pro capite (erano 22.765 Euro nel
2007) con una crescita del 4,5% rispetto all’anno passato.
Meno sostenuto l’incremento del reddito disponibile a Modena
che, con 23.034 Euro, fa segnare un aumento del 4,1% rispetto
all’anno passato, quando il reddito disponibile per abitante
era di 22.130 Euro. Terzo posto a Rimini, che passa dai 21.351 Euro
del 2007 ai 22.180 Euro (+3,9%) del 2008. Seguono Parma, con 22.168
euro nel 2008 e una crescita del 4,6% rispetto ai 21.202 Euro nel
2007, Ferrara (22.050 Euro nel 2008, con un aumento rispetto ai
20.916 Euro dell’anno passato del 5,4%) e Forlì (che
cresce del 3,7% e si attesta a quota 21.980 Euro, contro i 21.189
Euro del 2007).
Chiudono la classifica Piacenza (che passa dai 20.808 Euro del
2007 ai 21.717 Euro del 2008, con una crescita del 4,4%), Ravenna
(che sale a 21.659 Euro, contro i 20.815 Euro dell’anno
passato, con un miglioramento del 4,1%) e, infine, Reggio Emilia
(che cresce del 2,9%, dai 19.805 Euro nel 2007 a 20.380 Euro nel
2008).
Le cifre del comparto mobili hanno inciso maggiormente sui bilanci
familiari, dopo le spese per auto e moto. Bologna è la
realtà più consistente, in termini di volumi di spesa,
con 296 milioni di Euro destinati a questo genere di beni durevoli;
seguono Modena (208 milioni), Reggio Emilia (145 milioni) e Parma
(129 milioni). Subito dopo vengono Ravenna (123 milioni),
Forlì (115 milioni), Ferrara (110 milioni), Rimini (91
milioni) e Piacenza (87 milioni).
I circa 352 milioni di Euro di elettrodomestici bianchi e piccoli
acquistati in Emilia Romagna sono così suddivisi: 88 milioni
sono stati spesi a Bologna, contro i 54 milioni di Modena. Seguono
Parma (35 milioni), Reggio Emilia e Ferrara (a quota 33 milioni).
Chiudono la classifica Ravenna (32 milioni), Forlì (30
milioni), Piacenza (24 milioni) e, infine, Rimini (23
milioni).
Per quanto riguarda l’acquisto di elettrodomestici bruni,
è sempre Bologna a mantenere la testa della classifica dei
consumi con 84 milioni di Euro, seguita da Modena (53 milioni),
Reggio Emilia e Parma (34 milioni). Nella parte bassa della
classifica si posizionano Forlì, Ferrara e Ravenna (tutte a
quota 31 milioni), seguite da Piacenza e Rimini, entrambe con 22
milioni di Euro.
Il comparto informatica, infine, che nel complesso in Emilia
Romagna nel 2008 valeva circa 97 milioni di Euro, ha registrato
consumi complessivi di circa 25 milioni di Euro a Bologna, 13
milioni a Modena, 10 milioni a Parma, Ravenna, Forli e Ferrara e 7
milioni a Piacenza, Reggio Emilia e Rimini.
Da notare come, a livello di singola provincia, Bologna –
che rappresenta la terza città italiana dopo Milano e Trieste
per reddito pro capite – spenda per beni durevoli meno di
tutte le altre province dell’Emilia Romagna (2.813 Euro per
famiglia residente in provincia). Si tratta di un dato che trova
spiegazione, oltre che nel più basso numero di componenti per
nucleo familiare rispetto alla media emiliana, anche nella maggiore
diffusione sul territorio della provincia bolognese di strutture
(GDO e grandi superfici specializzate) che consentono alle famiglie
di scegliere i prodotti ai prezzi più convenienti.
Contribuiscono, inoltre, al contenimento della spesa per durevoli
la maggior presenza di servizi di trasporto efficienti e di
restrizioni all’uso dell’auto in ambito urbano che
scoraggiano l’acquisto di automobili (la spesa per famiglia a
questa voce, 1.629 Euro considerando sia le auto nuove che quelle
usate, è la più bassa della
regione).
Conclusioni
Nel 2008 in Emilia Romagna si è registrata una sostanziale
tenuta del PIL, cresciuto a valori correnti ma rimasto stazionario
in termini reali, a fronte di una dinamica recessiva che ha
contraddistinto quasi tutte le regioni italiane. La flessione della
spesa per consumi, espressa in termini reali, è risultata
inferiore a quella del Nord Est e del resto d’Italia, mentre
il reddito disponibile reale delle famiglie è incrementato in
regione a ritmi superiori alla media italiana e a quella del
settentrione.
Nel 2008, in sintonia con quanto accaduto a livello nazionale,
anche in Emilia Romagna i consumi per beni durevoli hanno subito
una marcata flessione. A livello di singolo capitolo di spesa non
si rilevano sostanziali differenze tra i comportamenti delle
famiglie emiliano - romagnole e quelle italiane: anche in questa
regione il comparto maggiormente colpito dalla pessima congiuntura
economica è quello della automobili (-16,1% il nuovo, 5,1%
l’usato).
La percezione delle famiglie
A livello più generale anche in Emilia Romagna i maggiori
timori che gli abitanti della Regione evidenziano riguardano in
primis il caro prezzi, seguono i fenomeni di criminalità e
delinquenza che sono paventati soprattutto dalle famiglie con
figli. Seguono gli episodi di malasanità a cui sono sensibili
soprattutto i giovani. Al quarto posto si ritrova la paura di dover
rinunciare all’attuale tenore di vita: un timore che riguarda
le famiglie con figli e quanti percepiscono un reddito da lavoro
dipendente. Segue le paura per le “ondate migratorie" e poi
la sensibilità all’emergenza rifiuti.
Il sistema Paese è vissuto più come un peso che come
un’opportunità per superare una crisi che si percepisce
come lunga e duratura e che gli italiani pensano di poter superare
basandosi soprattutto sulle proprie forze.
Gli elementi che si ritiene incidano sul budget famigliare sono
l’ascesa dei prezzi dei generi alimentari, i costi inerenti
la casa, le tasse, le spese per i trasporti e la salute. Le colpe
maggiori si attribuiscono ai negozianti che sono visti come
l’anello finale della catena e al minor numero di servizi
pubblici gratuiti.
Gli intervistati sono tuttavia in grado di fare una certa
autocritica sulle abitudini che impediscono loro di risparmiare
come l’attaccamento alla qualità dei prodotti,
l’uso troppo disinvolto del telefonino, l’eccessiva
frequenza nel cambio dei beni tecnologici e il consumo elevato
dell’elettricità per far funzionare molti
elettrodomestici.
I rimedi messi in campo per fronteggiare la crisi vertono nel 64%
dei casi sul taglio delle spese di tutti i giorni, cui segue nel
50% dei casi la riduzione delle spese per vacanze e tempo libero.
Il 34% afferma che cercherà lavori addizionali e il 21% si
affida alla rateizzazione dei picchi di spesa. Il totale delle
percentuali supera cento perché molti intervistati pensano di
adottare contemporaneamente più misure.
Il 48% degli italiani ritiene che occorra fin da ora attuare delle
misure correttive del proprio budget. Circa un terzo degli italiani
mostra invece resistenza a cambiare il proprio tenore di vita e il
livello di reddito: si tratta di un pubblico femminile, oppure di
persone con redditi autonomi, senza figli, che abitano in centri di
piccole dimensioni. C’è poi un 7% d’intervistati,
soprattutto giovani, che ritiene di essere in grado di poter
aumentare le proprie entrate. Si tratta d’individui
all’inizio della carriera professionale e disposti a
trasferirsi.
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